Il grido d’allarme delle imprese umbre, messe in difficoltà dalla crisi energetica aggravata dalle conseguenze dal conflitto in Ucraina, non può restare inascoltato.

Ho appena depositato una mozione sull’adozione di misure funzionali al raggiungimento dell’autonomia energetica regionale per fronteggiare la crisi energetica e accelerare, al contempo, il processo di transizione ecologica.

Le gravi problematiche connesse all’aumento del costo dell’energia hanno reso ancora più urgenti le misure volte a una maggiore indipendenza europea per i combustibili fossili attraverso una diversificazione dei fornitori e una spinta decisa verso le fonti di energia pulita.

Il fabbisogno energetico dell’Italia, tra i più alti d’Europa, nello scorso anno è stato soddisfatto per ben il 77% da importazioni estere di combustibili fossili.

Il Paese dal quale l’Italia importa più energia è la Russia, dalla quale provengono quasi il 40% delle importazioni di gas, il 12% di quelle di petrolio e ben il 52% di quelle di carbone.

In questo quadro, l’Umbria rischia di subire ancora più gravemente le conseguenze della crisi energetica, in quanto gran parte delle imprese più importanti del territorio regionale appartengono a settori ad alto consumo di energia quali quello tessile, cementiero e siderurgico.

La mozione che ho appena depositato impegna la Giunta – nei limiti delle sue competenze – a fare tutto quanto in suo potere per consentire all’Umbria di accelerare nel percorso verso l’autonomia energetica e di prevedere i criteri per l’individuazione delle superfici degli immobili e delle aree pubbliche nella loro disponibilità idonee alla installazione di impianti fotovoltaici.

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