Cosa è successo alla qualità dell’aria durante il lockdown? È migliorata? È peggiorata?

Di certo è cambiata.

Questo è quello che emerge da un recente studio condotto da ARPA Umbria, che ha analizzato gli effetti del blocco delle attività umane sull’inquinamento, con risultati a dir poco sorprendenti!

Dai dati emerge infatti che, se da un lato la qualità dell’aria in Umbria è sensibilmente migliorata nel corso della Fase 1 del lockdown, tuttavia ciò è avvenuto in maniera diversa tra i diversi inquinanti.

Cioè non tutti i fattori inquinanti si sono ridotti, anzi alcuni sono addirittura aumentati o comunque sono rimasti sostanzialmente invariati.

Prendiamo per esempio le polveri sottili (PM10 e PM2,5), ossia quel pulviscolo atmosferico talmente fine e leggero da rimanere facilmente sospeso in aria e quindi respirato. Queste non hanno risentito in maniera evidente del blocco delle attività, rimanendo di fatto uguali. Con ciò a significare che la loro produzione e messa in circolo, più che all’attività umana è legata alle condizioni meteo.

Sorprendente vero? Quello che generalmente viene reputato uno dei principali fattori inquinanti, di fatto non è strettamente correlato alle attività produttive, dipendendo per lo più dalla pioggia, dal sole e più in generale dal “fattore tempo”.

Il Biossido di Azoto (NO2), ossia quel gas denso dall’odore pungente prodotto dai processi di combustione a alta temperatura (pensate a quello che avviene nei motori dei veicoli etc), invece, si è notevolmente ridotto, essendo per lo più legato al traffico veicolare.

Nessuna sorpresa, dunque, su questo fronte. Meno gente in giro, meno spostamenti, meno biossido di azoto.

Cromo, Nichel, Piombo, Rame e Molibdeno, ossia quei metalli pesanti potenzialmente tossici (se presenti in grandi quantità) che si depositano sul suolo, hanno subito invece una drastica diminuzione. La loro produzione infatti è legata a doppio filo all’industria e all’attività produttiva in generale.

E infatti, per quanto riguarda la mia Regione – l’Umbria – la riduzione più grande è stata registrata nell’area del ternano, dove si trova uno dei poli siderurgici più grandi d’Italia, stante la presenza della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, impresa specializzata nella lavorazione e distribuzione dell’acciaio.

Anche in questo caso, nessuna sorpresa. Se le attività produttive si fermano, si fermano anche gli inquinanti legati a dette attività.

Il Benzo(a)Pirene, ossia quella sostanza prodotta dall’abbruciamento di materiali organici (come il fumo di sigaretta o la cottura della carne) e il Levoglucosano, per lo più prodotto dalla combustione della biomassa (legna), hanno subito un andamento opposto: incremento durante il lockdown, decremento con l’avvicinarsi dell’estate.

Sono aumentati durante il lockdown perché per lo più legati alla cottura dei cibi e al riscaldamento umano. In un periodo storico drammatico, come quello che abbiamo appena passato, la gente è rimasta a casa, ha cucinato, ha cambiato le proprie abitudini, si è reinventata e ha necessariamente aumentato le ore di riscaldamento domestico e di utilizzo dell’elettricità e delle altre fonti di produzione dell’energia.

Non stupisce dunque l’aumento dei fattori inquinanti dovuto al moltiplicarsi di dette necessità (riscaldamento, energia etc), così come non stupisce una loro diminuzione con l’avvicinarsi dell’estate, della possibilità di trascorrere più ore all’aria aperta e del ristabilirsi (per quanto possibile) delle abitudini – anche culinarie – pre Covid.

Un’occasione unica – e si spera irripetibile – per studiare gli effetti delle attività dell’uomo sull’inquinamento, che ci ha fornito importanti spunti di riflessione, soprattutto nell’ottica di un ricondizionamento delle politiche ambientali regionali.

Occorre puntare sempre di più sulla sostenibilità ambientale, su una gestione efficiente del ciclo dei rifiuti, sull’affrancamento dall’utilizzo di fonti combustibili di origine fossile, per puntare sempre di più su soluzioni green oriented, che fanno bene alla salute e all’ambiente. Trasformiamo finalmente l’Umbria nel cuore verde d’Italia.