Con l’arrivo della bella stagione, le api volano, i fiori si schiudono e torna preponderante la necessità di gestire le aree verdi, che rischiano di trasformarsi in vere e proprie giungle urbane.
Sempre più spesso si assiste, infatti, a denunce esasperate di residenti che si trovano impossibilitati a camminare sul marciapiede per via della folta vegetazione, e che sono costretti a camminare sul ciglio della strada, con tutti i rischi in fatto di sicurezza che tale scelta obbligata comporta.
Va da sé che tale fenomeno deve essere arginato – e alla svelta – mi verrebbe da aggiungere!
A maggior ragione per il fatto che, le soluzioni ci sono, si presentano come green oriented e come un’occasione per i Comuni di “fare cassa”.
In questo, infatti, la normativa vigente viene in soccorso dei Comuni tenuti all’attività di manutenzione del verde.
Ed infatti, a determinate condizioni, i residui vegetali possono essere sottratti alla stringente normativa prevista per la gestione dei rifiuti, applicandosi la ben più favorevole disciplina dei beni.
Il tutto con evidente riduzione dei costi connessi alla loro gestione.
Ma andiamo insieme a scoprire quando ciò è possibile.
Secondo il disposto dell’art. 185, comma 1, lett. f) del D.Lgs 152/2006 – come recentemente modificato dalla L. 37/2019 – gli sfalci e le potature (anche se derivanti dall’attività di manutenzione del verde pubblico) non sono rifiuti se destinati:
- all’agricoltura,
- alla silvicoltura;
- o alla produzione di energia da tale biomassa,
anche al di fuori del luogo di produzione ovvero mediante cessione a terzi.
Il che equivale a dire che, i Comuni, potranno ben decidere di cedere a soggetti terzi (es. a impianti che producono energia dalla biomassa vegetale), i residui dell’attività di manutenzione del verde e quindi agevolmente liberarsi di tali materiali.
La riconduzione di tali residui tra “i beni”, determina inoltre una semplificazione nel loro trasporto/conferimento, che non dovrà avvenire per il tramite di soggetti iscritti all’Albo Nazionale Gestori Ambientali o autorizzati alla gestione dei rifiuti.
Il risparmio di spesa è del tutto evidente. I relativi costi vengono infatti limitati all’attività materiale di sfalcio e potatura, e non ricomprendendo più quelli – maggiormente onerosi – di gestione successiva del residuo del verde quale rifiuto
Da non sottovalutare, poi, i vantaggi connessi a un sistema locale che sfrutta le biomasse vegetali per produrre energia pulita e sostenibile.
Energia che comporta non solo ridotte emissioni atmosferiche (rispetto a quelle prodotte dai combustibili fossili), ma anche notevoli risparmi di spesa per le tasche dei cittadini.
Diamoci dunque un taglio, facciamo di necessità virtù, e cogliamo l’occasione di trasformare le giungle urbane in energia pulita e sostenibile!