Tra i nuovi obiettivi posti dall’Unione Europea vi è quello della riduzione delle emissioni inquinanti, da raggiungersi puntando su politiche di incentivo di una mobilità equa, responsabile e sostenibile.
Nell’attuale scenario globale, anche il come ci muoviamo può fare la differenza. Non solo nella scelta consapevole dei mezzi a minor impatto ambientale, ma anche nell’individuazione delle vie da seguire per rendere il nostro Paese sempre più all’avanguardia.
Dati alla mano, nel 2018, il numero di auto in rapporto alla popolazione residente è cresciuto e il trend non sembra arrestarsi. Il dato nazionale (+1,2%) porta l’Italia ad allontanarsi sempre più dalla media europea di circa 49,8 auto ogni 100 abitanti.
Al contempo, negli ultimi anni, si è registrato un lieve peggioramento della qualità dell’aria nelle nostre città: sono infatti meno di 50 le città in cui si registra una media annuale polveri sottili inferiore al limite consentito e addirittura meno di 30 quelle in cui non si supera il valore limite annuale del biossido di azoto.
Alla luce di una situazione così poco rassicurante, appaiono necessarie e urgenti tutte quelle misure volte a diminuire il numero di veicoli in circolazione e a incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblico, condiviso o a basso impatto ambientale.
E così, a fianco degli indispensabili interventi volti alla promozione della diffusione delle fonti alternative meno inquinanti, della sostituzione del parco veicolare pubblico e privato e della sharing mobility, appaiono di fondamentale importanza tutti quegli interventi capaci di dotare l’Italia di infrastrutture di trasporto competitive, capaci cioè di creare – nel rispetto dell’ambiente – una stretta integrazione tra sistemi produttivi (anche esteri), grazie alla loro accessibilità e facilità nelle connessioni, nell’ottica di diminuire gli impatti ambientali del trasporto.
Un ruolo fondamentale in tal senso è assegnato agli Enti Locali che, attraverso politiche di mobilità sostenibile, dovrebbero puntare sul riassetto del piano urbanistico – ad es. privilegiando l’introduzione di piste ciclo-pedonali o forme di mobilità condivisa come il bike–sharing e il car-sharing o ancora con l’efficientamento del servizio di trasporto pubblico – contribuendo in tal modo a rendere le nostre città più pulite e vivibili.
Allora – da cittadini attenti e responsabili – cosa dovremmo aspettarci dall’Amministrazione?
Ecco, le possibili risposte a questa domanda sono tante, così come numerosi sono i progetti di incentivo alla mobilità sostenibile portati avanti su tutto il territorio nazionale.
Tra questi vi sono strategie comuni, dei cui benefici talvolta nemmeno ci si rende conto, come la previsione, nel piano urbanistico, della realizzazione di rotatorie che diminuiscano il numero di semafori e dunque le auto accese in sosta.
Oppure, la realizzazione di piste ciclabili e percorsi pedonali il cui utilizzo fa bene – non solo all’ambiente – ma anche alla salute. In questo senso, i tragitti brevi come gli spostamenti casa-lavoro, consentirebbero diminuire il traffico sulle strade e rendere la circolazione più sicura, piacevole e a minor impatto ambientale.
Di altrettanta fondamentale importanza sono le politiche di incentivo del trasporto pubblico, che consentano una modulazione dei servizi urbani in linea con le esigenze della cittadinanza e con gli obiettivi di salvaguardia dell’ambiente. È noto a tutti, infatti, che la scelta del treno o dell’autobus al posto della macchina comporta una diminuzione significativa delle emissioni inquinanti. Naturalmente, perché la scelta del più alto numero di persone possibile ricada sull’opzione più sostenibile è necessario che essa sia altrettanto appetibile per l’utente.
In questa prospettiva, le Amministrazioni dovrebbero concentrare i propri sforzi nell’individuare le tratte maggiormente percorse dai cittadini e investire in una rete di trasporti il più possibile efficiente edaccessibile,. Una rete che garantisca costi bassi, puntualità e capillarità.
Per quanto un obiettivo così virtuoso possa sembrare, talvolta irraggiungibile, gli strumenti a disposizione delle Amministrazioni per abbattere i costi e offrire un servizio di trasporto pubblico locale efficiente esistono e sono efficaci.
Tra questi, il primo fra tutti è il Green Public Procurement, ossia gli appalti verdi, che sono parte integrante della strategia comunitaria per lo sviluppo sostenibile. Con tali strumenti, infatti, le Amministrazioni comunali possono affidamento dei contratti pubblici – relativi ai trasporti e non solo – a quelle imprese che adottano soluzioni con il minore impatto possibile sull’ambiente, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti ambientalmente sostenibili.
Ecco che allora chi giustifica i tagli e la rimodulazione dei trasporti pubblici locali sostenendo che gli alti costi di gestione impediscono il perseguimento di strategie di mobilità sostenibile non deve essere assecondato.
Gli strumenti per realizzare modelli di circolazione fondati sullo sviluppo di strategie a basso impatto ambientale esistono e sono validi, basta la volontà di investire in tale direzione. E non domani o dopodomani ma adesso.